Aggiornamento dell ore 17.39 del 10 marzo
E’ stato ritirato dalla rivista medica che lo aveva pubblicato lo studio cinese che sosteneva che il coronavirus potesse rimanere nell’aria per almeno trenta minuti e coprire una distanza di circa 4,5 metri. Il South China Morning Post ha riferito che la rivista Practical Preventive Medicine ha ritirato lo studio che era stato attribuito agli epidemiologi della provincia dell’Hunan, senza fornire una motivazione.
Lo studio rivedeva distanze e capacità di muoversi del coronavirus. Gli esperti da subito hanno sottolineato come sia difficile da misurare la tenuta sul tempo di un virus. Ci vorranno ulteriori ricerche per riscontrare i risultati di questa ricerca. Risultati che se fossero confermati costringerebbero le autorità sanitarie mondiali a rivedere tutti i protocolli di sicurezza adottati nelle ultime settimane in tutti i Paesi colpiti dal virus.
La permanenza sulle superfici è soggetta a fattori variabili, come il tipo di superficie e la temperatura: a 37 gradi centigradi, il virus può resistere fino a due o tre giorni, su vetro, metallo, plastica, carta e tessuti, spiegano gli epidemiologi della provincia dello Hunan dopo le indagini su un cluster di contagi. Secondo lo studio, poi, il coronavirus avrebbe potuto sopravvivere più di cinque giorni nelle feci o nei liquidi corporei.
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Coronavirus, nuovo studio cinese: “In ambienti chiusi il virus può resistere fino a 30 minuti e viaggiare per 4,5 metri”
La ricerca prende spunto da un passeggero di un bus affollato che potrebbe aver contagiato 13 persone. “Possiamo confermare che in un ambiente con aria condizionata, la distanza di trasmissione eccederà la comunemente riconosciuta distanza sicura”, scrivono i ricercatori guidati dall’epidemiologo Hu Shixiong
Il Covid-19 potrebbe essere in grado di trasmettersi ben oltre la distanza di sicurezza fino ad ora consigliata: uno studio condotto da un team di epidemiologi cinesi e pubblicato nel Chinese journal Practical Preventive Medicine rivela che il virus può “viaggiare” nell’aria per almeno 30 minuti e spostarsi anche di 4,5 metri negli ambienti chiusi. Per avere la certezza definitiva, però, bisognerà condurre altri indagini, tenendo presente che nel processo di trasmissione intervengono moltissime variabili come la temperatura e l’umidità: a rischio sono soprattutto gli ambienti piccoli e chiusi, quindi poco areati.
I ricercatori suggeriscono inoltre che il virus possa resistere per giorni su una superficie dove sono presenti residui di saliva o di gocce espulse dal naso: questo aumenta notevolmente il rischio di trasmissione se un individuo ignaro tocca la superficie contaminata, anche a distanza di tempo, e successivamente porta le mani sul proprio viso. La resistenza del virus sulla superficie dipende da una serie di fattori: ad una temperatura di circa 37 gradi, può sopravvivere per 2-3 giorni su vetro, metallo, plastica o carta. Nei liquidi biologici del corpo umano, fino a 5 giorni: per questo bisogna fare la massima attenzione ai bagni, specialmente quelli pubblici.
“Possiamo confermare che in un ambiente chiuso con aria condizionata, la distanza di trasmissione del nuovo coronavirus eccederà la comunemente riconosciuta distanza sicura”, scrivono i ricercatori guidati dall’epidemiologo Hu Shixiong. Il lavoro del team nasce dal caso di positività di un cittadino, identificato come il ‘passeggero A’, che il 22 gennaio ha viaggiato su un bus affollato, occupando un posto in penultima fila. L’individuo, secondo l’analisi delle immagini registrate dalla telecamera a bordo, mostrava sintomi ma non indossava una mascherina. Nella prima tappa del viaggio, durato complessivamente 4 ore, il passeggero A ha infettato altre 7 persone, compresa una coppia seduta a 6 file di distanza. Il passeggero A, al termine del viaggio, è salito su un altro minibus per un altro trasferimento di un’ora. Si ritiene che, pur non avendo avuto contatti diretti, abbia contagiato complessivamente 13 persone, inclusi quelli che sono saliti dopo di lui. “La ragione è che in un ambiente chiuso di questo tipo, l’areazione si basa sull’aria calda generata dagli impianti di condizionamento, che può trasportare il virus a una distanza maggiore” rispetto a un ambiente aperto. (da Il FattoQuotidiano)