A causa dell’emergenza coronavirus, il settore del fitness e delle palestre potrebbe subire una perdita di 1 miliardo di euro con oltre 200 mila posti di lavoro a rischio, secondo i dati emersi dalla ricerca di IFO (International Fitness Observatory). Dai risultati dell’indagine emerge innanzitutto che il panorama delle palestre in Italia è composto per la maggioranza (59%) da piccoli club indipendenti, solo il 12% appartiene a catene e quasi il 3% in franchising. Il restante 28% è formato da piccoli studi di yoga, pilates, ecc.
Rispetto alla componente economica, oltre il 90% dei club ha stimato sul periodo di febbraio e marzo un mancato incasso tra l’80% e il 90%, considerando che le chiusure hanno seguito periodi differenti nelle varie regioni d’Italia. Il settore perde mensilmente tra il 5% a più del 10% sul fatturato annuale, con un impatto economico che, in circa 5 mesi di inattività, si stima potrebbe superare 1 miliardo di incassi. L’Italia, con l’8% del mercato europeo, dopo Germania (20%), Inghilterra (19%) e Francia (9%), era al quarto posto in Europa con oltre 5,5 milioni di persone iscritte in palestra e con un mercato annuale di oltre 2,3 miliardi di euro.
Ad oggi oltre l’83% delle palestre ritiene che le misure adottate finora non siano sufficienti a sostenere il settore, suggerendo tra i provvedimenti principali la sospensione di incombenze fiscali e bollette, forme di finanziamento a fondo perduto, agevolazioni e forme di indennizzo per il danno indotto da cause di forza maggiore.
La capacità economica di poter resistere è differente: il 22% dichiara di avere autonomia per 1 mese. In 2 mesi il 61% ritiene di non avere le forze economiche per superare la crisi. Il 77% dei Club potrebbe non farcela in 3 mesi. Al quarto mese di stop, il rischio è quello che oltre l’82% dei club non sopravviva. Solo il 3,4% dei club potrebbe avere le risorse economiche per resistere a cinque mesi di chiusura.