Mercoledì 15 luglio 2020 – Cassa integrazione, l’INPS ha pubblicato i dati aggiornati sui pagamenti: domande sospese per 1,2 milioni di persone, più di 80.000 non hanno percepito alcuna mensilità da marzo.
Cassa integrazione, gli ultimi dati pubblicati dall’INPS nascondono una realtà inquietante: più di 80.000 lavoratori non hanno percepito alcunché dall’inizio del lockdown. Persone che hanno smesso di lavorare perché messe in cassa integrazione dalla propria azienda, ma che ad oltre 5 mesi dall’inizio della pandemia non hanno percepito nulla.
Una situazione fuori controllo: dietro a queste 80.000 persone ci sono famiglie da mandare avanti e che lo Stato non può dimenticare. Eppure, nonostante l’INPS continui a minimizzare sui ritardi della cassa integrazione, ne risulta che il numero di coloro che non hanno la certezza di ricevere quanto gli spetta è ancora elevato.
A fare chiarezza a riguardo è La Repubblica, la quale ha analizzato il documento pubblicato dall’INPS riguardante la situazione aggiornata (al 9 di luglio) per i pagamenti della cassa integrazione.
Cassa integrazione: 109 mila domande ancora senza risposta
È vero che nella maggior parte dei casi i pagamenti della cassa integrazione procedono regolarmente, ma è altrettanto vero che ci sono persone che dall’inizio della pandemia non hanno ancora ricevuto un euro. E in uno Stato in cui promette che neppure un solo cittadino sarà dimenticato, figuriamoci quanta importanza assume una notizia per cui a non essere pagati sono più di 80.000 lavoratori.
Ma andiamo con ordine. Nel documento pubblicato dall’INPS viene spiegato che alla data del 9 luglio ci sono ancora 109 mila domande senza risposta.
Resta da capire, però, a quanti lavoratori corrispondono queste domande. Per farlo, Repubblica si affida alla stessa proporzione utilizzata dall’INPS, la quale ci dice che in media:
- ad ogni domanda di CIG ordinaria corrispondono mediamente 10,6 lavoratori;
- per l’Assegno ordinario mediamente a 15,9 lavoratori;
- CIG in deroga (per le piccole attività) mediamente siamo a 2,7 lavoratori per domanda.
In media, quindi, le 109 mila domande senza risposta afferiscono a circa 1,2 milioni di dipendenti (considerando una media totale di 11 lavoratori per ogni domanda). Domande che l’INPS deve ancora lavorare e che quindi non sono né respinte né accolte. E fino a quando l’esito non sarà noto l’azienda non potrà inviare il documento SR41 con gli IBAN dei lavoratori.
Ciò non significa, però, che per tutti questi lavoratori non sia mai arrivato alcun assegno di cassa integrazione; potrebbe essere, infatti, che la domanda riguardi le ultime mensilità e che questi abbiano già percepito le scorse. Seppur in ritardo, quindi, questi hanno comunque percepito qualche mensilità di cassa integrazione.
Cassa integrazione: più di 80.000 persone senza assegno da marzo
Secondo i numeri svelati da Repubblica, invece, il dato riguardante coloro che non hanno mai percepito alcunché dall’inizio del lockdown è più basso, ma comunque preoccupante. Nel dettaglio, tra i 175.426 lavoratori che pur avendo la domanda accolta di cassa integrazione devono ancora ricevere gli ultimi pagamenti, ce ne sono 89.004 che non hanno incassato alcuna mensilità da marzo.
È vero anche che nella maggior parte dei casi le domande sono state presentate con largo ritardo (dopo il 31 maggio), ma non per tutti è così: 9.850 SR41 (i modelli con cui le aziende inviano i dati relativi alle ore di cassa integrazione e per gli estremi del pagamento) sono stati inviati prima del 31 maggio e quindi per questi l’INPS è in colpevole ritardo.