Il 14 settembre le scuole riapriranno, ma con mille punti interrogativi. Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, ospite di “Agorà estate” su Raitre, assicura che non ci saranno ritardi sul calendario di inizio delle lezioni a scuola.
Da qui a metà settembre gli esperti torneranno comunque a rivedersi per monitorare l’andamento dell’epidemia. Una delle ipotesi è che le decisioni vengano prese a ridosso del 14 settembre, Regione per Regione, in base all’indice di contagiosità. L’idea si basa sull’esperienza degli altri Paesi: si è osservato infatti che il successo della riapertura dipende molto da quanto il virus circola nella comunità. Se i numeri dell’epidemia sono alti, è più difficile che le misure di distanziamento, igiene e l’uso delle mascherine da sole bastino a evitare il contagio in classe. A tal proposito, la filosofa Christine Delphy è perentoria: “vista la situazione attuale e la drastica diminuzione dell’età media dei nuovi contagiati, il ritorno a scuola, nonostante l’uso più o meno appropriato delle mascherine, porterà a una catastrofe, una carneficina annunciata. I bambini di per sé reagiscono bene al virus, ma quando tornano a casa possono contagiare genitori e nonni, che a loro volta contageranno altre persone con patologie pregresse e quindi vulnerabili”
Mascherina obbligatoria in classe
Il coordinatore del gruppo di esperti, Agostino Miozzo, ha ricordato in una intervista a SkyTg24 che il Covid ha imposto tre pilastri: il distanziamento sociale, l’uso della mascherina e l’igiene, soprattutto delle mani. E ha annunciato che l’orientamento del Cts è far tenere le mascherine in classe a partire dai 6 anni: “Sopra i 6 anni sarà richiesto, in Italia come in altri Paesi, che ci imponiamo l’uso della mascherina e il distanziamento”. Questo, da facile deduzione, fa pensare che i bambini al di sotto dei 6 anni non abbiano alcuna possibilità di essere contagiati.
Miozzo avanza anche l’ipotesi del ritorno del medico scolastico, “una figura assolutamente necessaria” che potrebbe essere utile, dice, ricostituire.
Ci saranno poi condizioni particolari, precisa, in cui la mascherina si potrà togliere, e cioè durante le interrogazioni, l’educazione fisica o momenti del contesto locale che saranno valutati via via. Insomma, si brancola nel dubbio e nelle probabilità.
Visto che “è sicuro che ci saranno dei casi nelle scuole” non vorrà dire chiudere le scuole, ma “esaminare il contesto di volta in volta e, se necessario, mettere in quarantena una classe o l’intera scuola: questo sarà discusso di volta in volta con le autorità sanitarie locali” ha detto ancora.
Cosa succede se uno studente o un operatore sono positivi?
La domanda che sempre più persone – genitori e insegnanti – si stanno facendo è: cosa succede se c’è un positivo a scuola? I presidi hanno ventilato l’idea di una aula “di isolamento” per gli studenti: nel caso in cui una persona presente nella scuola sviluppi febbre e/o sintomi di infezione respiratoria, come la tosse, si dovrà procedere al suo isolamento in base alle disposizioni dell’autorità sanitaria.
Nel caso di comparsa a scuola in un operatore o in uno studente di sintomi potenzialmente associabili al Coronavirus, il Comitato Tecnico Scientifico (CTS) sottolinea che la persona dovrà essere immediatamente isolata e dotata di mascherina chirurgica, e si dovrà provvedere al ritorno, quanto prima possibile, al proprio domicilio, per poi seguire il percorso già previsto dalla norma vigente per la gestione di qualsiasi caso sospetto.
Riguardo ai tanto contestati banchi monoposto con le rotelle, comincerà il 7 o l’8 settembre la distribuzione dei primi modelli a quegli istituti che ne hanno fatto richiesta nelle varie Regioni, per esigenze di spazi, in vista dell’inizio dell’anno scolastico. La distribuzione dei nuovi banchi, prodotti dalle imprese che hanno vinto il bando indetto dal Commissario per l’Emergenza, è prevista fino a tutto il mese di ottobre.