Reddito di cittadinanza sempre più odiato da chi non è beneficiario e questa volta a catalizzare l’attenzione sono gli ultimi dati diffusi dall’Inps che evidenziano un netto incremento delle richieste
Nel mese di agosto 2020 è cresciuta ulteriormente il numero dei nuclei familiari che ricevono il reddito e la pensione di cittadinanza, tanto che rispetto a gennaio scorso c’è un incremento di oltre il 23%, con un aumento del 20% dl numero di persone coinvolte.
Queste ultime sono salite da 2,562 milioni a 3,081 milioni ad agosto, mentre i nuclei familiari che beneficiano del sussidio sono passati da 1,059 milioni di gennaio a 1,304 milioni.
L’Inps ha precisato che solo per il reddito di cittadinanza si è avuto un incremento di oltre il 25 dei nuclei beneficiari, a fronte di un rialzo del 21% delle persone coinvolte, sempre con riferimento al mese di gennaio scorso.
Soprattutto a causa del coronavirus e alla crisi innescata dalla pandemia, sempre più persone hanno bisogno di un aiuto statale per sbarcare il lunario. Ma il virus rappresenta solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Prima dell’emergenza, il numero dei disoccupati era comunque preoccupante, e pare che non ci sia lavoro per tutti. Una buona fetta di sfortunati, svantaggiati, inabili e (purtroppo) anche di alienati, in forte aumento, non hanno mai avuto accesso al mondo del lavoro.
Il reddito di cittadinanza resta così una misura richiesta da un numero crescente di persone e questo apparentemente dovrebbe suonare come una sorta di conferma della bontà del sussidio, ma gli oppositori, sempre più numerosi, snocciolano le loro ragioni.
Diversi sono gli attacchi mossi alla misura tanto voluta dal Movimento 5 Stelle e votata anche dalla Lega che all’epoca faceva parte della maggioranza di Governo.
Di recente Matteo Salvini ha parlato di un esperimento che non ha funzionato, spiegando che doveva essere un aiuto temporaneo per essere reinseriti nel mondo del lavoro, ma così non è stato.
A distanza di un anno solo 17.000 su oltre 2 milioni di beneficiari sono riusciti a trovare un lavoro.
Molto dura la critica di Matteo Renzi che parlando del sussidio in questione lo ha definito “un’idiozia”, dichiarando nei giorni scorsi: “Reddito cittadinanza e quota 100 le hanno fatte M5S e Lega e sono due leggi sbagliate. E’ chiaro che in emergenza il sussidio serve, ma accanto all’assistenzialismo occorre un forte investimento a livello di occupazione”.
Il leader di Italia Viva a inizio settembre ha altresì dichiarato che bisogna farla finita con la filosofia del reddito di cittadinanza, palesando chiaramente la sua posizione in merito a questa misura in piedi ormai da 18 mesi a questa parte.
Molto chiara anche la posizione di Assosomm, l’Associazione italiana delle agenzie per il lavoro, che ha chiesto al Governo di ascoltare le soluzioni proposte dalle stesse per una vera ripartenza del lavoro. L’Assosomm tra le altre cose ritiene necessario “andare oltre la logica assistenzialista di cui il reddito di cittadinanza è esempio, privilegiando invece le politiche attive.
Insomma, oggi tutti o quasi vogliono portare alla gogna il reddito di cittadinanza così come è strutturato, visto che da più parti giunge in maniera chiara la richiesta di una revisione se non addirittura di un’abolizione del sussidio.
A ragionare più che altro in direzione della prima ipotesi è anche il Governo che per voce del viceministro all’economia già a maggio scorso ha evidenziato la necessità di una riforma. Per Antonio Misiani la strada è questa, “perchè serve uno strumento più reattivo, in quanto va accresciuto il ruolo dei Comuni, che sono capaci di intercettare più velocemente i bisogni della popolazione”.
Già a maggio scorso il viceministro dichiarava: “Vanno altresì corrette alcune disfunzioni, come la scala di equivalenza, che oggi penalizza le famiglie numerose, così come tutti quei fattori che scoraggiano i beneficiari dalla ricerca di un lavoro”. Quest’oggi Misiani è tornato a parlare del reddito di cittadinanza a margine di un convegno, palesando la necessità di “un tagliando per renderlo più simile possibile alle esperienze europee di reddito minimo garantito che sono andate bene. Non deve diventare un circuito di assistenzialismo”. Ne vedremo delle belle.