Nel mese di dicembre 2023 i casi di Covid conclamati e supposti sono aumentati esponenzialmente, ma la stragrande maggioranza delle persone non ne vuole sapere
Non passa giorno che non si senta il parente, l’amico o il collega lamentarsi di sintomi quali febbre alta, mal di gola, difficoltà di respiro; ma a fare il tampone per togliersi il dubbio non se ne parla. “Sarà una semplice influenza” è la frase più comunemente usata. Pure i medici di famiglia supportano tale teoria, evitando in buona parte di consigliare il tampone ai loro pazienti.
Ma cosa prevede il nuovo piano pandemico?
E così arriva trionfante il nuovo Piano pandemico 2023 – 2028, che prepara l’Italia ad affrontare eventuali nuovi pandemie dopo che il Covid-19 ha colto tutti di sorpresa. “Dopo l’ok al Piano da parte del Ministro della Salute, il documento andrà in Conferenza Stato-Regioni per il passaggio finale”, ha spiegato Francesco Vaia, direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, a margine dell’evento “Innovaction”, che si è tenuto il 28 novembre a Roma.
Il Piano contiene le strategie da mettere in campo nel caso di nuova emergenza pandemica e uno dei punti fondamentali riguarda il dialogo con la popolazione, per implementare messaggi coerenti che dovranno tener conto dell’entità del rischio percepito.
Nel documento, inoltre, vengono recepite alcune indicazioni della Commissione Europea e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, in particolare relativamente all’impegno nell’interscambio di informazioni, nella costruzione di un dialogo inclusivo con la popolazione favorendo l’alfabetizzazione sanitaria, per quel che riguarda l’UE, e l’implementazione di misure per creare fiducia nelle popolazioni con comunicazione del rischio adeguata, come raccomanda l’Oms.
Per quel che riguarda le istituzioni coinvolte, il Piano prevede che il Ministero della Salute sia incaricato di comunicare l’entità del rischio e le misure di sanità pubblica volte a contenerlo o mitigarlo; la Presidenza del Consiglio entri in scena in fase pandemica; Regioni e province autonome ottimizzino l’accesso alle misure di tutela e contrasto rispetto alla propagazione di un rischio; mentre altri organismi quali Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), Agenas e Istituto Superiore di Sanità (Iss) sono chiamati a nominare propri referenti della comunicazione del rischio. Inoltre, il documento prevede l’istituzione di una Rete interistituzionale per il coordinamento della comunicazione del rischio (Ricc) che tiene le fila della comunicazione, coordinata dal direttore generale della Comunicazione del rischio di Ministero della Salute.
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