Il gruppo di ricercatori guidato da Barney S. Graham, il vicedirettore del Centro per la ricerca dei vaccini presso l’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive, ha somministrato ai macachi rhesus due dosi di vaccino a due diversi dosaggi e poi i macachi sono stati infettati con il virus. Quello sviluppato da Moderna è un vaccino ad Rna modificato.
I test hanno evidenziato la capacità del vaccino di indurre una marcata risposta immunitaria, con la produzione di anticorpi neutralizzanti in grado di contrastare il coronavirus. «Oltre a questo, si è visto che il vaccino ha indotto la risposta delle cellule linfocitiche, che aggrediscono il virus e aiutano a produrre gli anticorpi, e che protegge da lesioni polmonari.
Si tratta di dati positivi, il vaccino sembra funzionare bene», commenta il virologo Giorgio Palù, past president della Società europea di virologia e docente dell’università di Padova. È bene però ricordare, nota Palù, che se anche questo vaccino fosse disponibile per novembre, «da noi non verrebbe comunque somministrato su larga scala, cioè a tutti. Sarà infatti dato prima ai soggetti più a rischio, come medici e infermieri, in via sperimentale, come fatto con il vaccino per Ebola. Perché arrivi a tutti bisognerà aspettare altri 2-3 anni».