Slitta ancora la data di debutto della tassa che vorrebbe proteggere la salute dei bambini – La “Sugar Tax”, particolarmente osteggiata dai produttori di bevande zuccherate, viene rimandata al 2025
Rinvio di un anno della sugar tax. Il debutto della tassa sulle bibite zuccherate scatterebbbe così solo dal 1° luglio 2025. Posticipare l’entrata in vigore della sugar tax a luglio 2025. È l’ipotesi che sta prendendo corpo e su cui stanno lavorando maggioranza e Governo, cercando così una sintesi prendendo in considerazione le sollecitazioni arrivate da Forza Italia e dalle imprese del settore. Naturalmente un’ipotesi legata al reperimento delle coperture per un ulteriore rinvio. La mancata proroga della sugar tax con l’emendamento del Governo depositato al decreto Superbonus aveva subito suscitato una levata di scudi.
La scelta dell’Esecutivo, stando al testo della norma depositata, è stata quella di rinviare (per la settima volta) la plastic tax dal 1° luglio 2024 al 1° luglio 2026, mentre per la sugar tax la strada scelta era quella di un’entrata in vigore dal 1° luglio 2024 ma in modo soft. L’ipotesi, portata all’esame della commissione Finanze del Senato, era quella per di applicarla per i primi due anni con un prelievo di 5 euro per ettolitro per i prodotti finiti e di 0,13 euro a chilogrammo per i prodotti predisposti a essere utilizzati previa diluizione. Dal 1° luglio 2016 si sarebbe tornati alla misura “piena” prevista inzialmente dalla manovra 2020 (ma mai entrata in vigore), ossia rispettivamente di 10 euro per ettolitro e 0,25 euro per chilogrammo.
Una scelta forte anche della conferma arrivata dalla Corte costituzionale, che a fine marzo ha riconosciuto le ragioni dell’imposizione sulle bibite zuccherate. Ma sono state le imprese del settore a ricordare al Governo l’impatto devastante dell’introduzione della tassa. Assobibe, con il presidente Giangiacomo Pierini, ha parlato di «doccia fredda dopo le ripetute dichiarazioni sul non voler vessare le imprese e le rassicurazioni date al comparto anche nelle ultime settimane sul tema» e ha ricordato come «le imprese del comparto, fatto per il 64% da Pmi, che producono eccellenze del Made in Italy come aranciate, chinotti, cedrate, aperitivi analcolici, si troverebbero ad essere le uniche a pagare con un impatto di oltre 5mila posti di lavoro, insieme ai cittadini che avrebbero un ulteriore aumento di prezzi che si aggiunge al peso generato dall’inflazione».
Dichiarazioni che hanno subito trovato sponda nel mondo politico che dalla sera di sabato 11 maggio ha chiesto in particolar modo dagli esponenti di Forza Italia di ripensare sulla mancata proroga e di intervenire per spostare la decorrenza. L’ipotesi a cui si sta lavorando è quella di uno spostamento al 1° luglio 2025, con lo scalino del prelievo più basso disegnato dall’emendamento governativo dal 1° luglio 2025 al 30 giugno 2026 e poi l’applicazione piena dal 1° luglio 2026.