Rivoluzione automobili usate : è arrivato il Duc, il documento unico di circolazione che dal 1° giugno 2020 ha sostituito il certificato di proprietà e la carta di circolazione anche in caso di immatricolazione e reimmatricolazione
Pochi se ne sono accorti, ma dal 1° giugno le auto, moto e altri veicoli leggeri nuovi, reimmatricolati o venduti usati non hanno più la tradizionale carta di circolazione: al suo posto c’è il Duc, cioè il documento unico di circolazione, che ha lo stesso aspetto e riporta anche i pochi dati aggiuntivi prima presenti solo sul certificato di proprietà, ora soppresso. La transizione si completerà solo a ottobre e sta avendo i suoi problemi.
Tutto nasce dall’articolo 8 della riforma Madia della pubblica amministrazione (legge 124/2015). In origine, doveva essere una rivoluzione: in quegli anni, si parlava addirittura di abolizione del Pra (pur mantenendo per i veicoli lo status di bene mobile registrato e quindi la necessità di trasferirne la proprietà autenticando la firma del venditore e registrando il tutto con procedure dedicate) e significativi risparmi per gli utenti.
Velleità infrantesi contro le ristrettezze di bilancio dello Stato (che non poteva permettersi il lusso di assorbire il personale del Pra, pagato dall’Aci) e la necessità politica di mantenere il Gran Premio d’Italia nel calendario della Formula 1, che ha spinto a contare sulle finanze dell’Aci, che organizza la corsa e gestisce il Pra. Finanze che, nella cronica incapacità di rendere profittevoli i servizi privatistici offerti sul mercato dall’ente, a loro volta si reggono proprio sugli incassi legati alla gestione del Pra.
Il decreto legislativo 98/2017 ha attuato la riforma, tornando indietro rispetto ai significativi risparmi promessi dalla legge. Così, dal punto di vista dell’utente, il cambiamento più avvertibile è proprio il fatto che il Duc subentra a carta di circolazione e certificato di proprietà. Diventa anche possibile procedere alla radiazione d’ufficio dei veicoli per i quali non risulta pagato il bollo da almeno tre anni consecutivi, come prevede il Codice della strada (che però aveva un difetto di formulazione lasciato inalterato per 25 anni).
Più importante l’impatto per gli operatori del settore: agenzie di pratiche, commercianti di veicoli, importatori paralleli e demolitori, fino ad arrivare ai soggetti pubblici cui il sistema è da sempre affidato: Motorizzazione e Pra.