“È come se avessimo una macchina del tempo per il nostro Sistema Solare che va indietro di 4,6 miliardi di anni e ci mostra cosa può essere successo quando il nostro giovane Sistema era ancora dinamicamente attivo e tutto veniva spostato e riorganizzato”.
L’esopianeta HD106906 b è stato identificato per la prima volta nel 2013 grazie ai telescopi Magellano presso l’Osservatorio di Las Campanas nel deserto cileno di Atacama. Tuttavia, all’epoca gli astronomi non sapevano nulla dell’orbita del nuovo pianeta. Si trattava di raccogliere misure molto specifiche e con precisione straordinaria del movimento del pianeta. Un compito che solo il telescopio spaziale Hubble poteva portare a termine. L’esopianeta orbita estremamente lontano dalla coppia di giovani stelle al centro del suo sistema – oltre 730 volte la distanza della Terra dal Sole. Questa grande distanza ha reso enormemente arduo determinare l’orbita di 15.000 anni nel breve arco di tempo delle osservazioni di Hubble. Il pianeta si muove molto lentamente lungo la sua orbita, data la debole attrazione gravitazionale delle lontanissime stelle. Il team Hubble dietro a questa scoperta è rimasto sorpreso nello scoprire che il pianeta ha un’orbita estrema, molto inclinata, allungata ed esterna ad un disco di detriti polverosi che circonda le stelle gemelle. Il disco detriti è di per sé straordinario, forse a causa della spianta gravitazionale dell’esopianeta. Lo studio è stato condotto da Meiji Nguyen dell’Università di Berkeley in California. “Per notare la stranezza basta semplicemente guardare il nostro Sistema Solare e vedere che tutti i pianeti si trovano all’incirca sullo stesso piano”, spiega Nguyen. “Sarebbe bizzarro se, per esempio, Giove fosse inclinato di 30 gradi rispetto al piano in cui orbita ogni altro pianeta. Questo solleva molti interrogativi su come l’HD 106906 b sia finito così lontano e su un’orbita così inclinata”. La teoria prevalente per spiegare questo fenomeno è che l’esopianeta si sia formato molto più vicino alle sue stelle, circa tre volte la distanza della Terra dal Sole. Tuttavia, il trascinamento all’interno del disco di gas del sistema ha causato il progressivo decadimento della sua orbita, spingendolo verso le due stelle al centro del sistema. Successivamente, le vorticose forze gravitazionali delle stelle gemelle lo hanno poi spinto su un’orbita eccentrica che lo ha quasi gettato fuori dal sistema, nel vuoto dello spazio interstellare. A quel punto una stella sarebbe passata molto vicino a questo sistema, stabilizzando l’orbita dell’esopianeta e impedendogli di lasciare il suo sistema di origine. Questo scenario che può spiegare la bizzarra orbita di HD106906 b potrebbe essere per certi versi simile a quello che può aver fatto sì che l’ipotetico Pianeta X (o Nono Pianeta) finisse nella parte esterna del nostro Sistema Solare, oltre la Cintura di Kuiper. Il Pianeta X potrebbe essersi formato nel Sistema Solare interno per essere poi ricacciato indietro dalle interazioni gravitazionali con Giove. Tuttavia, Giove avrebbe probabilmente lanciato il Pianeta X ben oltre Plutone. Stelle di passaggio potrebbero aver stabilizzato l’orbita del pianeta spingendo il pianeta lontano da Giove e dagli altri pianeti del Sistema Solare interno. “È come se avessimo una macchina del tempo per il nostro Sistema Solare che va indietro di 4,6 miliardi di anni e ci mostra cosa può essere successo quando il nostro giovane Sistema era ancora dinamicamente attivo e tutto veniva spostato e riorganizzato”, spiega il membro del team Paul Kalas di Berkeley. Ad oggi, gli astronomi hanno solo indizi dell’esistenza del Pianeta X. Hanno trovato un ammasso di piccoli corpi celesti oltre Nettuno che si muovono in orbite insolite rispetto al resto del Sistema Solare. Questa configurazione, pensano alcuni astronomi, suggerisce che questi oggetti siano influenzati dall’attrazione gravitazionale di un enorme pianeta invisibile. Un’ipotesi alternativa è che non vi sia un unico gigantesco pianeta perturbatore, ma che lo squilibrio sia dovuto all’influenza gravitazionale combinata di oggetti molto più piccoli. “Nonostante a oggi il Pianeta X non sia stato rilevato, l’orbita del pianeta può essere dedotta in base al suo effetto sui vari oggetti del sistema solare esterno”, puntualizza il membro del team Robert De Rosa dell’Osservatorio europeo del Sud di Santiago del Cile, che ha condotto l’analisi dello studio. “Questo suggerisce che se un pianeta fosse effettivamente responsabile di ciò che osserviamo nelle orbite degli oggetti trans-nettuniani, dovrebbe avere un’orbita eccentrica inclinata rispetto al piano del Sistema Solare. Questa previsione dell’orbita del Pianeta X è simile a quella che stiamo vedendo con HD 106906b”.