Continua la saga dell’orso più famoso del momento. M49, una sigla piuttosto arida con la quale è stato nominato, è fuggito dallo stesso punto dal quale era uscito la notte del 15 luglio del 2019. È quanto emerso dal sopralluogo effettuato oggi dai ricercatori dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) di Ozzano presso il centro faunistico del Casteller a Trento Sud dal quale due notti fa il plantigrado e’ nuovamente fuggito.
Secondo la relazione dell’Ispra, l’orso M49, soprannominato ‘Papillon’ dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa, ha tentato più volte prima di fuggire dal recinto. L’animale dal peso superiore ai 200 chilogrammi, in occasione della fuga di due giorni fa ha divelto o piegato alcuni dei tondini della rete della recinzione dal diametro di 12 millimetri come fossero burro, per poi uscire dalla zona protetta.
Analoghi danneggiamenti sono stati rilevati in altri due punti della recinzione. La fuga, secondo la ricostruzione del Servizio Foreste della Provincia Autonoma di Trento, sarebbe avvenuta di notte e per questo motivo non vi sono osservazioni ne’ dirette ne’ in remoto dell’episodio.
“il punto da cui è fuoriuscito l’orso – si legge in una nota – si trova nella stessa posizione da cui l’animale era fuggito lo scorso anno, scavalcando in quel caso la recinzione, in un punto distante del recinto rispetto alla porzione dove sono i locali tecnici. Questa volta, invece, sono stati divelti o piegati alcuni dei tondini della rete della recinzione – di diametro di 12 mm – dalla quale è poi fuoriuscito”.
Per operare l’apertura, “sono stati rotti diversi punti di saldatura tra i tondini. Analoghi danneggiamenti sono stati rilevati in altri due punti della recinzione, dove sono stati osservati tondini in parte staccati, facendo presumere che l’esemplare abbia tentato di aprire la recinzione in vari punti prima di riuscire a creare l’apertura che ne ha permesso la fuga.
La fuga, per quanto riferito dal personale del Servizio Foreste della Provincia Autonoma di Trento, sarebbe avvenuta di notte, per cui non vi sono osservazioni né dirette né in remoto del fatto; solo il mattino successivo si e’ preso atto della fuga, dopo aver visto il tracciamento del segnale emesso dal trasmettitore satellitare montato al collo dell’animale”.
La struttura della recinzione è composta da un cordolo di calcestruzzo nel quale sono inseriti i pali verticali di sostegno, ai quali sono imbullonati i tondini che formano la rete di recinzione. I tondini non sono affogati nel calcestruzzo, caratteristica questa che presumibilmente ha contribuito a rendere meno difficoltosa la rottura della rete. “Pur considerando – conclude la nota – la mole dell’animale (peso superiore a 200 chili), la forza e la determinazione mostrata dal soggetto visionando il punto di rottura appaiono fuori dal comune. Come nel precedente caso di fuga di M49, la recinzione elettrica che integra la recinzione esterna e separa le tre sub-aree interne, si e’ rivelata inefficace verso questo specifico individuo, a differenza di quanto registrato per gli altri orsi che nel corso del tempo sono stati tenuti nella struttura di Casteller”.